Google ha tutte le caratteristiche per sembrare un nostro amico. Ma è proprio così? Tratto da PC world.
LEGGERE LE NORME SCRITTE IN PICCOLO
Innanzitutto, contrattualmente, dire "Google" può non volere dire sempre la stessa cosa: a volte sarà Google inc. la casamadre americana, a volte Google Ireland, a volte la nostra Google Italia. Il che non è indifferente, perché non sempre e non con tutti si possono dare per scontate le regole di cui generalmente gode il consumatore. Ben si è reso conto di questo pubblico dettaglio lo stesso Garante Privacy, sensibilizzato da un utente che vedeva sempre emergere, come primo risultato di una ricerca a suo nome, la notizia di una sua vecchia condanna ormai altrimenti dimenticata. Ora, tutti noi godiamo di quello che è stato definito "diritto all'oblio": abbiamo diritto, cioè, a pretendere che notizie che ci riguardano, non più attuali – o comunque prive di validi motivi per essere ancora conservate e conosciute – non siano più disponibili in rete, nemmeno nella memoria cache dei motori di ricerca.Peccato che, dinnanzi alla richiesta di provvedere del Garante, Google sia stata gentilissima, sì, ma per dire che non ci può fare granchè (anche se naturalmente collaborerà in ogni modo…), perché i dati (e le memorie cache che li contengono) sono custoditi e controllati negli Stati Uniti, al di fuori della sfera di applicazione del Codice Privacy nostrano, o di qualunque direttiva europea.
ATTENTI A GMAIL
Ma informazioni ancora più interessanti si trovano nell'informativa privacy espressamente dedicata a Gmail, il famosissimo servizio di posta elettronica. Sotto il profilo privacy, forse non tutti sapranno che Google si riserva il diritto, non solo di eliminare o non distribuire "in qualsiasi momento qualsiasi contenuto", ma, soprattutto, di aprire, leggere, conservare e divulgare qualsiasi informazione "ragionevolmente necessaria", anche per "proteggere i diritti, la proprietà e la sicurezza di Google", nonché verificare "potenziali violaizoni". Insomma, per verificare un sospetto, Google indaga da sola, non scomoda le autorità. Elemento ribadito anche nel paragrafo dedicato alla privacy, in cui l'utente si impegna ad accettare che, anche per i motivi sopra citati, Google potrà monitorare modificare o diffondere anche il contenuto delle mail. Inoltre, dando una occhiata alle condizioni contrattuali in generale del nostro account Gmail, ricordiamoci sempre che neppure Google garantisce nulla circa la "disponibilità, puntualità, sicurezza o affidabilità del Servizio". Beninteso, non si tratta di toni o condizioni che, eguali o simili, non si trovino anche nelle cluausoline dei tanti altri servizi di posta gratuiti in rete. D'altronde, non costa, non siamo mica costretti a usarlo. Ma è in ingenuo pensare che Google non metta in atto certimeccanismi propri di ogni grande impresa, on-line o off-line che sia.
Maggiori perplessità, piuttosto, lascia un'altra clausola delle condizioni di utilizzo: in pratica, sottoscrivendo un account Gmail, ci impegniamo già in quel momento a vincolarci a modificazioni eventualmente stabilite dai Google nel futuro. Il che, per quanto le modifiche siano previste solo per determinate situazioni, è quantomeno curioso: magari sarà giustificato nel caso, ma così pare perlomeno contrario a tutti i ragionevoli principi di contrattualistica B2C. Sarebbe come firmare un contratto con alcune clausole in bianco, impegnandosi a qualcosa che non si può conoscere.
Tra le righe del contratto Gmail
“Google si riserva il diritto di eliminare o rifiutare di distribuire attraverso il Servizio in qualsiasi momento qualsiasi contenuto, come ad esempio contenuti che non rispettino i termini di questo Contratto. Google si riserva altresì il diritto di aprire, leggere, conservare e divulgare qualsiasi informazione che ritenga ragionevolmente necessaria per: … (b) applicare il presente Contratto, verificando potenziali violazioni dello stesso, …(e) proteggere i diritti, la proprietà o la sicurezza di Google (…)
L'utente si impegna ad accettare (…) che Google ha la facoltà di monitorare, modificare o diffondere le informazioni personali, compreso il contenuto delle e-mail dell'utente, qualora ciò sia richiesto dalla normativa (…) oppure come altrimenti disposto dalle presenti Condizioni di Utilizzo (…)”
IL VOSTRO IDENTIKIT
Google aderisce al cosiddetto "Safe Harbour", l'insieme di regole a cui le imprese americane possono liberamente aderire, che fissa uno standard considerato accettabile e livello europeo. Ma ciò non equivale a garantire che Google, con i nostri dati, qualcosina ci faccia. Primo, perché le regole italiane in materia sono tra le più severe d'Europa, e neppure Google Ireland potrebbe essere tenuto a seguirle (per intenderci, nella maggior parte degli stati europei nessuno ci chiederà un preventivo consenso per mandarci pubblicità); secondo, perché in molti casi, in Italia come altrove, certi trattamenti non sono proibiti, specie se il servizio è gratuito: basta che il titolare ne informi l'interessato.
E quindi, è bene sapere che, se utilizziamo i servizi di Google, questi si riserva il diritto di farsi un’idea la più completa possibile di chi siamo e di cosa ci piace: in una parola, di profilarci. In particolare, il motore combina le informazioni fornite con "informazioni provenienti da altri servizi di Google" per "acquisire una maggiore conoscenza dell'utente"(?). Inoltre, per "ampliare la sua esperienza on-line" Google – come d'altronde la maggior parte dei siti che fanno della rete il
proprio business – si serve di cookies, naturalmente permanenti (che rimangono sul pc, cioè, anche a sessione terminata), che gli servono per memorizzare le vostre preferenze e, già che ci sono, mantenere una traccia delle vostre abitudini. Ora, Google sarà certo un amico, ma se è curioso, più che per aumentare la simpatica confidenza, gli interessa farci visualizzare "contenuti personalizzati" e, naturalmente, pubblicità. Niente trucchi e ingnni, sta scritto nell'informativa, quindi…
Nulla di illegale, semplicemente basta esserne coscienti: Google ci informa anche che possiamo sempre disabilitare i suddetti "biscottini", anche se, certo, in quel caso probabilmente il servizio non funzionerà più come prima.
Inoltre, leggiamo "Per alcuni servizi vi offriamo la possibilità di rinunciare al fatto che le vostre informazioni vengano combinate con altre". Ecco, per alcuni sì, e per gli altri? Simpatico, ma forse dovuto a una traduzione un po' troppo letterale, anche il modo con cui il motore ci informa dei nostri diritti. In Italia, l'accesso alle informazioni che ci riguardano è uno dei principali diritti del Codice Privacy. Google però, anche se di per sé gioca sotto la bandiera a stelle e strisce, non vuol essere da meno: e così ci informa che, per fornirci l'accesso ai nostri dati, "si sforzerà in buona fede". Quando c'è la buona volontà…
Siete sicuri di voler utilizzare i servizi di Google?? …
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